(Reuters Health) – Secondo uno studio pubblicato ieri su Pediatrics online, gli adolescenti degli Stati Uniti hanno cambiato le loro abitudini alimentari in meglio, rispetto a dieci anni fa. Hanno, infatti, ridotto l’apporto calorico quotidiano, mangiano meno carboidrati e più grassi insaturi e sani, a vantaggio del loro profilo metabolico. Insieme a questi cambiamenti nelle abitudini alimentari, i ragazzi hanno anche sviluppato un aumento dei livelli lipoproteici del colesterolo HDL. “Abbiamo scoperto che la diminuzione della gravità della sindrome metabolica è stata guidata da cambiamenti favorevoli nei livelli sierici dei trigliceridi e del colesterolo HDL,” ha detto l’autore principale dello studio Mark DeBoer, della University of Virginia a Charlottesville. “Questa evidenza supporta l’idea che i cambiamenti della dieta e dello stile di vita siano la chiave per migliorare lo stato del rischio cardiovascolare”. Se non curata, la sindrome metabolica può portare a gravi complicazioni di salute. “La probabilità di sviluppare la sindrome e la gravità dei sintomi può essere influenzata da fattori genetici, ma può anche essere modificata con la dieta e l’esercizio fisico”, hanno aggiunto DeBoer e colleghi in una nota su Pediatrics online.
Lo studio
Per valutare l’interazione tra i cambiamenti in dieta ed esercizio fisico e la gravità della sindrome metabolica nel corso del tempo, i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti da un sondaggio condotto a livello nazionale, relativi al periodo tra il 1999-2012 che ha coinvolto 5.117 giovani di età compresa tra 12 e 19 anni. Nel complesso, circa il 10% dei ragazzi inclusi nello studio mostrava sindrome metabolica con una prevalenza che non è cambiata durante il periodo di studio, nonostante un significativo aumento dell’indice di massa corporea. I ricercatori non hanno trovato variazioni nei valori di ipertensione o di glicemia nel corso dello studio e nessun cambiamento anche nell’attività fisica praticata in generale, dal 2007 al 2012, quando l’indagine ha incluso i dati sull’esercizio fisico. Tuttavia, la gravità della sindrome metabolica, calcolata in base alla presenza e l’entità dei fattori di rischio individuali, si è ridotta. In particolare, un minor numero di bambini ha mostrato livelli inferiori del colesterolo HDL o una riduzione dei trigliceridi elevati, entro la fine dello studio.
I limiti delle evidenze
Ma lo studio non può dimostrare che i cambiamenti nella dieta sono ciò che ha causato il declino della gravità della sindrome metabolica. Un altro limite di questo studio è che i dati sull’attività fisica erano incompleti, così si è chiesto ai ragazzi di riportare con precisione i dati relativi alle loro abitudini nell’allenamento. Ciò potrebbe aver mascherato una eventuale connessione tra il fitness e i loro profili metabolici. “I soggetti sedentari possono sovrastimare la loro attività fisica, mentre gli adolescenti obesi possono sottostimare l’assunzione di cibo”, ha osservato Benjamin Guinhouya, un ricercatore epidemiologo dell’Università di Lille, in Francia, che non è stato coinvolto nello studio. Negli Stati Uniti 1 su 6 bambini o adolescenti secondo le recenti stime riportate dagli U.S. Centers for Disease Control and Prevention e i ragazzi obesi spesso mostrano una sindrome metabolica. “Studi come questo, quindi, sono importanti per comprendere come i cambiamenti nello stile di vita possano influenzare la gravità dei sintomi e potenzialmente ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e diabete” ha aggiunto Guinhouya. Per aiutare a prevenire la sindrome metabolica, i genitori dovrebbero tenere d’occhio il peso e la misura della circonferenza della vita dei bambini, che a differenza di altri fattori di rischio, può essere semplice da individuare, ha proseguito. “Sono necessari maggiori sforzi per mantenere la circonferenza della vita dei bambini ad un valore che corrisponda a meno della metà della loro altezza”, ha detto Guinhouya. “Tutto ciò si può fare insieme all’osservazione costante delle scelte alimentari dei ragazzi, senza trascurare l’incoraggiamento e la promozione di uno stile di vita attivo e cercando di ridurre i loro passatempi sedentari”, ha concluso.
Fonte: Pediatrics 2016
Lisa Rapaport
(Versione italiana quotidiano Sanità/Popular Science)